sabato 20 aprile 2013

Una città, una giacca e tanti pensieri.

Una città, ma non una qualunque.
Una giacca e neanche questa era una qualunque.
E poi c'ero io. Forse invece una ragazza qualunque, ma con una carovana di pensieri non indifferente.

Milano e la "Little Black Jacket" di Chanel.
Visti dai miei grandi occhi marroni.

17 e 18 aprile 2013. 
Prendo un treno che viaggia a 300km e che in 3 ore mi porta da Roma a Milano.
Scendo alla stazione centrale.
Già mi ritrovo in un mondo completamente diverso dal mio.
Tutto sembra nuovo a Milano, sembra che il tempo viaggi per conto suo senza aspettare nessuno, o gli vai dietro oppure rimani dove sei.
Tutto è diverso e strano.
Le persone sembrano non aver paura di essere quello che sono.
O almeno la maggior parte.
Poi ci sono quelle che devono essere per forza eccessive, al massimo.
I capelli troppo blu, la gonna troppo corta, gli occhiali troppo grandi, i piercing troppo vistosi.
Tutto troppo. 
Forse non c'erano alla lezione: LESS IS MORE! 
Già mi sento strana. Io non sono così. 
Ma dall'altra parte il pensiero di poter essere come voglio senza dover confrontarmi con qualcuno mi rende euforica.
Tutto in questa città grida Vivimi! 
Certo Milano non è come Roma, non è che se ti perdi magari giri l'angolo e trovi la grandezza del Colosseo, o la magnificenza della cupola di S. Pietro.
Non puoi trovarti per caso a passeggiare tra le rovine senza tempo dei fori imperiali nè lanciare la monetina a Fontana di Trevi.
Ma non importa, perche in fondo per due giorni puoi anche farne a meno.
E in ogni caso le Colonne sono comode e i Navigli al tramonto davvero meravigliosi.

E poi a Roma la mostra di Chanel non la fanno.
Quindi dovevo prendere quel treno.
Per forza.
Non si può rinunciare ad una cosa del genere.
E dopo aver camminato tanto( dico davvero tanto!) finalmente trovo l'entrata dell'edificio che ospita la mostra. 
Già mi piace.
Tutto(o quasi) è in bianco e nero.
Le luci sono soffuse, 
sono accesi solo dei faretti ad illuminare le fotografie che sono letteralmente attaccate al muro una dopo l'altra.
Sono grandi cosi da poterle guardare bene.
Cosi da poter catturare ogni minima espressione e posa.
Tutte hanno il loro spazio, anche se indubbiamente alcune attirano di più l'attenzione.
Ognuna racconta in modo diverso la famosa giacca nera.
Chi la indossa con le borchie, chi al contrario, chi abbottonata e chi solo su una spalla.
Chi ci gioca e chi la porta indietro nel tempo, quando ancora non esisteva.
Tante le soluzioni.
Uno il messaggio.
Sempre lo stesso fascino.

The little black jacket.
Grazie a  Coco Chanel per aver creato un mito 
e a Karl Lagerfeld per averci permesso di guardarla ancora.
Di sognarla ancora.
E questa volta io c'ero.



























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